“We are not worried at all”
E’ sostanzialmente unanime la risposta che hanno dato i gestori europei alla domanda se sono preoccupati dell’ascesa degli ETF nel mercato Europeo.
Secondo un sondaggio condotto da Blackwater Search & Advisory, 4 gestori su 5 si dichiarano non preoccupati della concorrenza dei fondi passivi e 9 gestori su 10 ritengono prematuro il lancio di un ETF all’interno della loro gamma prodotti.
La nostra impressione è che stiano sottovalutando il problema.
Il grafico sopra esposto mostra un chiaro trend in crescita, caratterizzato da una fase di accelerazione negli ultimi due anni. E’ vero, l’industria degli ETF Europa non ha le dimensioni di quella Americana, ma sta mostrando una crescita continua senza segnali di rallentamento. Questo dovrebbe mettere in allarme le società di gestione che vendono solo fondi attivi.
Le argomentazioni che adducono i gestori Europei per giustificare la scarsa possibilità di diffusione di massa di questi strumenti sul mercato Europeo sono sostanzialmente tre.
La prima ha a che fare con il sistema di distribuzione dei fondi in Europa. Esso, contrariamente a quanto avviene negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, prevede la retrocessione di una fetta importante delle commissioni di gestione alle banche.
Finche’ questa abitudine rimane, non ci sarà alcuno interesse a promuovere un ETF a scapito della vendita di un fondo attivo.
Anche l’aspetto fiscale pesa. In USA la tassazione sugli ETF è più vantaggiosa rispetto a quella sui fondi. Questo vantaggio non si riscontra sul mercato Europeo.
Travagli Financial ritiene che un mercato che ormai ha raggiunto quota 1 trillion dollars in Europa non possa essere ignorato e che si stiano sviluppando delle dinamiche che depongono a favore di una sempre maggiore adozione degli ETF.
In primo luogo, il lento ma progressivo passaggio di una remunerazione “a parcella” anzichè tramite il riconoscimento di commissioni di retrocessione, consente al consulente di essere meno “biased” verso i fondi comuni ed assumere una posizione più neutrale.
In secondo luogo, l’impacchettamento offerto dagli ETF rende tutto più facile e più democratico. Se chiedete ad un vostro cliente se vuole investire sul titolo Teradyne (leader nella robotica industriale) probabilmente non saprà darvi una risposta. Al contrario, se gli chiedete se ritiene possibile che l’uso dei robot nei sistemi di produzione diventi sempre più diffuso, probabilmente darà una risposta affermativa. La forza commerciale degli ETF è formidabile. Essi riescono a fare sposare un’idea, un concetto. Semplificano ciò che è complicato grazie al concetto di impacchettamento della finanza.
Inoltre è più democratico perché non occorrono decine di milioni di euro per diversificare correttamente su diverse strategie tematiche (che devono sempre essere una parte minoritaria del portafoglio, beninteso) e per ognuna di queste su molti titoli. Strategia fondamentale per evitare la concentrazione del rischio.
E saranno proprio gli ETF tematici a crescere di più. Proprio perchè saranno in grado di avvicinare alla borsa anche i non addetti ai lavori, consentendo loro di investire su “un concetto” o su “un trend, evidente a tutti” (tecnica commerciale del riscontro sociale) su cui “non si può non investire”. Non a caso stanno nascendo sempre più “ETF tematici”, da quelli sulla robotica a quelli sull’invecchiamento della popolazione, fino a comprendere il tema della scarsità dell’acqua, la cibersecurity e la digitalizzazione. Sono “temi noti” a tutti e come tali dotati di una forte attrazione commerciale.
Ma attenzione a costruire un portafoglio con una eccedenza di titoli o ETF tematici, ci si potrebbe accorgere all’improvviso di una volatilità intrinseca elevata e di conseguenza esporsi a rischi eccessivi e ottenere come conseguenza di abbassare la resilienza delle performance nel tempo.
In conclusione un portafoglio ottimale non può prescindere dalla gestione passiva degli ETF, ma deve anche contenere una parte di gestione attiva di qualità e senza trascurare qualche titolo diretto al fine di massimizzare i benefici fiscali.