Questa è la mia impressione dopo la decisione di Fineco di chiudere i conti correnti che presentano giacenze superiori a 100.000 euro senza che vi siano altri servizi di finanziamento o investimento che creano marginalità per la banca.
La banca è una impresa commerciale come un’altra e il suo unico obiettivo è fare utili per se stessa e per i propri azionisti. Quindi se un cliente non genera utili ma costa, è legittimo che la banca decida di non avere quel cliente.
Detto ciò stiamo parlando di qualche migliaio di clienti su 1,3 milioni di clientela totale. Come al solito fa più rumore un albero che cade rispetto a una foresta che cresce. Anche perchè il cliente se proprio tiene a mantenere il conto con Fineco, sarà sufficiente bonificare l’eccedenza su un’altra banca.
In realtà si tratta di un’azione commerciale per indurre i clienti ad investire, ma secondo me è un errore. Tutti sappiamo che investire nel lungo termine è meglio che lasciare i soldi sui conti correnti (sempre che si utilizzino strumenti efficienti e a basso costo su cui anche in Fineco non è scontato approdare). Ma se un cliente sono anni che ha i soldi sul conto senza investire il motivo è semplice: si tratta di un risparmiatore e non un investitore!
Alcune persone non sono in grado di tollerare la benchè minima oscillazioni dei mercati, non la capiscono o se la capiscono la accettano solo a senso unico: quando il mercato sale! Ricordo un cliente che dopo meno di un anno aveva guadagnato il 6%, e da lì a qualche settimana la normale oscillazione del mercato aveva ridotto il suo guadagno al 5,60% e mi disse che stava male e voleva liquidare perchè perdeva lo 0,4%. Pur avendo importanti disponibilità in seguito mi confesso che a Natale non giocava a tombola con i parenti per non perdere il singolo euro della cartella e non si trattava certamente di una persona avara.
Ci sono concetti che sembrano semplici e per alcune persone sono di facile comprensione. Per altre sono inarrivabili. Non credo si tratti di cultura finanziaria, ma di qualcosa di molto più profondo e ancestrale. Per alcuni l’oscillazione del valore dei mercati finanziari incute ansie e insicurezze difficilmente gestibili, derivate da qualcosa che non sono in grado di maneggiare in prima persona. A volte le stesse persone nel mattone si trovano decisamente più a loro agio anche se in questi anni le case hanno generato gravi minusvalenze. Tuttavia ne riescono a percepire con i 5 sensi la proprietà a differenza di un pezzo di carta che rappresenta probabilmente troppo in astratto la partecipazione diversificata in centinaia di aziende di rilevanza mondiale. In alcuni casi l’affiancamento di un buon consulente può essere una soluzione ma in altri anche la migliore comunicazione ed educazione finanziaria può risultare del tutto insufficiente.
Allora meglio risparmiatori che investitori!